Quante volte ci siamo chiesti “Come posso essere felice?” o “perché non riesco ad essere mai davvero pienamente felice?”, e quante volte abbiamo sentito dire che lo scopo della vita è essere felici? Allora ci affanniamo all’inseguimento di questa brezza fuggevole che è la felicità, e ogni volta che sembriamo vicini a raggiungerla o ci sembra di averla afferrata o imbottigliata, ecco che trova qualche spiraglio e ci sfugge via dalle mani per spostarsi da un’altra parte e costringerci ad un nuovo inseguimento. C’è un modo per risolvere questo problema? L’unico vero modo per trovare la felicità è smettere di inseguirla e concentrarsi su qualcosa di più importante e più profondo. Uno scopo, un significato, una visione futura di me stesso da realizzare. Devo trovare qualcosa per cui valga davvero la pena vivere, fare dei sacrifici e affrontare delle sfide. Quando avrò indirizzato la nave della mia vita verso un buon obiettivo e avrò cominciato a navigare verso quel futuro, ecco che la felicità comincerà a soffiare inattesa sulle vele. Quel vento che non riuscivi a catturare ora arriva a riempire i tuoi giorni senza che tu te ne sia accorto.
Ci sono due modi fondamentali di cercare la felicità, e tutta la storia del pensiero si è confrontata con questo problema, più o meno orientandosi attorno a queste due visioni: edonismo e eudemonia. L’edonismo è molto semplice da capire, la felicità è intesa come la ricerca del piacere. Quanto più piacere io riesco a vivere senza provare dolore, tanto più sarò felice. Quindi per essere felice dovrò evitare le occasioni dolorose, evitare di soffermarmi in pensieri dolorosi, distrarmi, cercare occasioni di piacere, vivere l’attimo e godermi tutte le belle opportunità ed occasioni che la vita ha da offrirmi. Se ci guardiamo intorno è facile notare che molti aspetti della nostra cultura sembrano essere incentrati su questo tipo di ricerca della felicità. Il mondo del consumismo, le dipendenze che si allargano sempre di più e si insinuano con il virtuale nella nostra quotidianità, la distrazione continua. Questo modo di cercare la felicità, tuttavia, è fallimentare a lungo termine. E lo è proprio perché una volta raggiunta la sensazione positiva che si era cercata immediatamente si svuota, molto presto ci annoia. Quante volte sarà capitato? Desideravo solo quella persona, volevo tantissimo avere quella cosa, quel paio di scarpe, quel videogioco, andare a quella festa, ma appena ottenuto ciò che volevo, ecco nuovamente quella sensazione di vuoto, che credevo sarebbe sparita, torna a farsi sentire. Non possiamo saziare la nostra fame interiore in questo modo, perché sembra infinita. Non possiamo imbrigliare la felicità perché scappa subito.
L’eudemonia invece è la ricerca della felicità nella vita buona, nella costruzione di una vita buona, classicamente si diceva nella pratica delle virtù. Le virtù sono quelle qualità luminose che mi rendono buono. Per seguire questa strategia devo smettere di distrarmi per fuggire dai pensieri o dalle responsabilità, e devo cominciare a chiedermi che tipo di persona voglio diventare, a visualizzare un’immagine di vita buona, riuscita. Quando smetto di distrarmi soltanto e comincio a realizzare il bene che posso, mentre vedo i miei progressi, è allora che comincio a sentirmi davvero felice. Sento che sto facendo qualcosa di buono con la mia vita, comincio a vedere le cose in modo diverso, a sentire che c’è un bene che scorre nelle cose del mondo e che io ne faccio parte. C’è del buono in questo mondo e anch’io faccio la mia parte. C’è qualcosa per cui vale la pena impegnarsi, svegliarsi presto, darsi da fare con fatica. Quando mi sento motivato e inizio a riordinare la mia vita, talvolta anche facendo quella cosa scomoda che non avrei voglia di fare, inizio a sentire che la mia vita si sta realizzando nel bene. Così, senza accorgermene, senza averla cercata in mille distrazioni diverse ecco che la felicità viene da me, mi sento felice, pieno di vita.
La felicità si comporta come in un corteggiamento: se la cerchi inseguendola continuamente scapperà, se invece ti dedichi a fare della tua vita qualcosa di bello eccola che si presenta a riempire le giornate.
È esattamente il processo inverso all’altro: se da un lato cercando divertimenti e distrazioni gradualmente tutto mi annoia, dall’altro lato quando sento che sto facendo ciò che dovrei fare, anche le piccole cose mi divertono, mi danno gioia, mi rendono felice. Diventa chi sei veramente, realizza il bene che ti porti dentro e mentre ancora sarai sulla via per farlo sarai felice. Edonismo o eudemonismo, la felicità nelle distrazioni e nei piaceri o nella vita buona e nelle virtù? Tu quale strada vuoi seguire?
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Francesco Perboni